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  I protagonisti della valle - Niccolò Bartoli

Pubblicato Venerdi 26 Giugno 2020 alle 10:09 da ARRT


Niccolò Bartoli al sasso remenno
Foto: Jacopo Merizzi
La scheda - Niccolò Bartoli
a cura di Jacopo Ruffo

Duro e generoso, dall'animo punk.
Il suo stile lascia un segno, spesso e volentieri... provocatorio!
E' innovativo e amante cosciente della storia.
Sperimentare è la chiave del suo stile di vita. La sua natura da ingegnere e il suo passato da giovane scout lo portano a dettare le sue regole;
in montagna, la sua azione è efficace e risolutiva.

L'intervista - Niccolò Bartoli

1) Descriviti brevemente per fare capire ai nostri lettori chi sei..?
Sono Uno dei tanti, un furest milanes..
 
2) Come e quando hai iniziato ad arrampicare ?
3) Quale era la tua disciplina d’arrampicata preferita (in cosa ti senti più forte?)
4) Hai o avevi dei miti a cui ti sei ispirato per la tua carriera di scalatore ?
Come tanti ad Introbio verso i 21 anni i primi tiri, grazie a Marco e Cate coinquilini con cui abitavo in città.
Scopro Acciaieria Zam progetto di arrampicata indoor all'interno dello spazio autogestito ZAM.
Lì conosco e condivido  qualche anno di totalità arrampicatoria,riesco grazie al supporto familiare a vivere ogni giorno,con qualsiasi condizione meteo, scalando.
Cresco in fretta e mi affeziono però stranamente ad uno stile più demodé..le placche,grigie,avide di appigli ed appoggi.
Inizio così non più a recarmi nelle popolari e solite falesie conosciute ma parto alla ricerca ed esplorazione di tutte quelle piccole eccellenze ormai dimenticate nel lecchese..lunghezze su cui bisognava danzare..non involvere in una scimmia.
Antimedale..Muro di Introbio..e le  più sperdute argentee lastre..
Preferivo il delicato, il precario, quei piccoli capolavori di intuizione dove a volte la roccia i piccoli appigli non vedevano magnesite da anni..fu così che guardai con ammirazione i guru dell' arrampicata demodé italiana e francese, cercando di seguire le loro tracce tra Verdon e le classiche lavagne italiane.



Niccolò in tenuta da scalatore
5) La Val di Mello... Quando ne hai sentito parlare la prima volta e perche' hai deciso di scalare proprio li?
La Val di Mello.
Scoperta la magia,rimasi deluso. Era qui,50km in più dalle falesie lecchesi..
L'eccitazione era troppa,troppo granito,troppe le forme di eccezionale fantasia..il fascino di mistici personaggi che si susseguirono su quegli specchi leggendari ed a volte mitologici.Iniziavo forse a percepire la mia indole esplorativo alpinistica.
Apri gli occhi,esplora!

6) Arrampicare in Valle e' un'esperienza unica, ma affrontare certi itinerari puo' voler dire rischiare le piume...Qual e' il tuo rapporto con la paura di cadere, di farsi male, di morire ?? Come sei riuscito a "contenere" questo sentimento ??

L'arrampicata di aderenza mi rapisce,rimango folgorato.. così semplice ma maledettamente così sadica.
Non necessita di trave ne circuiti prestabiliti su muri con prese colorate,richiede solo, quando possibile, l'accettazione ad ascoltare se stessi,in modo profondo, dissociare mente e fisico così da poter in modo fluido e non azzardato procedere lungo viaggi ipersensoriali.
Procedo come un cieco che legge.

7) Una aneddoto veloce che ricordi con piacere?
Gli anni si susseguono così come la permanenza in questa valle incantata..conosco nuovi amici, compagni di cordata, guide alpine..un mondo che mi affascina e oggigiorno mi continua a lasciare sbalordito..Con Saro e Alberto ci divertiamo per qualche estate a curiosare saltellando qua e là come folletti, conoscere meglio gli apritori,i loro stili. Proviamo allora a ripetere i più diabolici capolavori di aderenza.
Si aggiunge Jacopo alla banda,da lì un periodo di follie scatenate.
Goliardiche ricerche dell' original sassimo ci portano a percorrere la vena di polimagó al contrario..continuando poi A SINISTRA per altri due tiri fino alla sommità dello scoglio..o mangiar pandoro in cima al picco Luigi Amedeo...feste e fiabe sulla cengia del precipizio..ed infine personali esplorazioni con grandi e piccoli spaventi.
Avevamo il nostro gioco e nessuno ce lo avrebbe tolto.



Niccolò e Jacopo a duello in parete
8) Un consiglio per i nuovi alpinisti?
Onestamente li rispetto,li ammiro,ma non mi reputo un alpinista.Sarebbe un insulto per la categoria definirmi tale.
 
9) Quali sono le vie più belle della valle?
Ogni passaggio in Valle regala emozione,le logiche classiche iper proteggibili grazie alla tecnologia odierna..o le più folli esasperazioni pianta spit alla mano by Tarcisio, P.Vitali o i perfidi spagnoli J.Jimeno J.Galvez J.Monge.
La guida ti porti sino alla struttura poi libera l'avventura.
 
10) Le vie più epiche ed ingaggiose?
La risposta alle critiche.Nada por nada

11) Come vedi il futuro della Valle?
In futuro spero si diventi più consapevoli del patrimonio naturale paesaggistico che ci circonda. Saperlo apprezzare e non farne una mera attrazione turistica da mirabolanti progetti pronti a rovinare un già fragile ecosistema.
Per quanto riguarda l' arrampicata reputo che se si vuole salvaguardare una simile magia vadano un po' educate le ultime e future generazioni.
 
12) Nella truppa di giovani che si muovono in Valle chi sono i più rappresentativi?
C'è chi ci ha definito sassisti 2.0, chi giovani irriverenti, sporchi e barboni.... speriamo solo di essere stimolo per le generazioni future.

13) E domani cosa farai
«Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non v’è certezza».

14) Sei stato in Yosemite, Verdon, Patagonia? Ritieni che siano luoghi compatibili o completamente diversi dalla Val di Mello?
Tutte grandi attrazioni turistiche decisamente incompatibili con il carattere della Val di Mello.
P.s. Frequento il Verdon,per me rimane il regno di un calcare perfetto,di grandi gesti..non riesco però a ritrovare la fiaba che rincontro in valle ogni volta che torno da un lungo viaggio.



Niccolò Bartoli nel mezzo di un tiro della sua via Allegro ma non troppo
all'altare del precipizio


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